La Mora Romagnola
Bellaria Igea Marina
dal 01 Feb 2017 al 28 Feb 2017
335.000 suini neri popolavano agli inizi del 900 le valli e le colline dell’Appennino romagnolo e bolognese. A seconda dei luoghi di allevamento i suini venivano definiti con diversi nomi: forlivese, faentina, riminese, bruna, mora, castagnina.
Solo nel 1942 a Faenza un convegno di zootecnici ne definì con precisione i caratteri della razza e ne codificò la denominazione: mora romagnola.
Nel secondo 900 le condizioni socio-economiche e soprattutto nuove domande produttive e la progressiva intensificazione dell’allevamento suino portarono a un continuo calo della popolazione di mora romagnola: nel 1949 se ne contavano 22.000 capi perlopiù concentrati nell’area dell’Appennino faentino.
Oggi ne sopravvivono un migliaio di esemplari, grazie soprattutto al lavoro del Consorzio COPAF.
Le caratteristiche della Mora Romagnola:
maiale antico, di diretta derivazione dal progenitore di molti maiali euorpei, il sus celticus, che arrivò in Italia con le invasioni barbariche nel IV e V secolo d.C. adattandosi perfettamente ai nostri habitat dove per secoli ha rappresentato il fondamento dell'economia agricola rurale.
Si pensi che le dimensioni dei boschi si misuravano con il numero di suini che erano in grado di nutrire.
Manto nero, buon sviluppo in altezza (80-90 cm), tronco cilindrico lungo e depresso con linea dorso-lombare convessa e la cosiddetta “linea sparta” costituita da robustissime, irte e fitte setole che ricoprono tutta la linea dorsale.
Testa conica, orecchie lunghe in avanti, muso molto simile a quello del cinghiale. Questi suini possono arrivare a pesare fino a 300 kg.
Ottima la consistenza della carne e ricca di sapore, adatta per gli insaccati.
La Mora tradizione e gusto
La Mora Grassa
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