MOSTRA "ALFREDO PANZINI E LO STILE DELLE DONNE" 14 giugno-08 settembre 13
La Casa Rossa di Alfredo Panzini ore
dal 14 Giu 2013 al 30 Giu 2013
La mostra, curata da Marco Antonio Bazzocchi, documenta l’interesse di Panzini nei confronti del mondo femminile attraverso le immagini dei giornali di moda che lui stesso conservava e che sono rimasti nell’Archivio dello scrittore. L’attenzione viene rivolta su alcune figure femminili che hanno a lungo accompagnato la sua carriera pubblica e la sua vita privata: le intellettuali Margherita Sarfatti, Sibilla Aleramo, Ada Negri da una parte, la moglie Clelia e la figlia Matilde (Titì) dall’altra.
Margherita Sarfatti, amante di Benito Mussolini, esperta d’arte, amica di tutti gli scrittori e intellettuali dei primi trent’anni della storia italiana, è stata per Panzini un’interlocutrice costante, come dimostrano le quasi cinquanta lettere di lei conservate nell’Archivio. Lo scrittore le sottoponeva in lettura i suoi libri, le chiedeva consigli, la ritrasse nella figura di Irminda, la poetessa veneziana moglie del più famoso Gasparo Gozzi. A sua volta, Lei gli chiese di comporre un libro commemorativo in occasione della morte del figlio Roberto sul fronte di guerra, così come gli pubblicò, sulla rivista “Gerarchia”, il discorso in onore di Pascoli pronunciato a Rimini nel 1924 alla presenza del Duce.
Sibilla Aleramo, autrice del romanzo Una donna, è stata in rapporto con Panzini attraverso Giovanni Cena, capo redattore della rivista “Nuova Antologia”, dove Panzini pubblicò molte delle sue opere a puntate. Dall’epistolario si ricava un atteggiamento di grande ammirazione di Sibilla verso Alfredo, che assunse un ruolo di consigliere nella vita avventurosa e tormentata della scrittrice. Particolarmente significativo, tra i documenti in mostra, è la lettera in cui Sibilla si lamenta perché il “professore” la rimprovera di spendere troppo in beni inutili (abiti e scarpe).
Il progetto espositivo di Claudio Ballestracci prevede poi una sezione della mostra dedicata a Clelia Gabrielli, moglie di Alfredo, che ha lasciato traccia di sé con la sua attività di pittrice. Nelle ricerche condotte da Tatiana Ricci e Orlando Piraccini si delinea il profilo di un’artista conosciuta e apprezzata (ha esposto a Roma, Firenze, Milano ed in diverse altre città italiane, specialmente tra gli anni ’30 e ’40) spesso avvicinata al marito, ma anche indipendente nelle scelte e nei successi personali. Difficile ricondurre la pittura di Clelia a una corrente o una tendenza di quegli anni: i soggetti da lei privilegiati sono paesaggi, figure della vita di campagna, ritratti, nature morte.
Va ricordato che intorno a Panzini e a Clelia si raccoglie un gruppo di altri intellettuali e artisti di area romagnola: Renato Serra, che discute a lungo con Panzini sulla guerra, Marino Moretti, che è assiduo di Clelia fino alla morte di lei, e Filippo de Pisis che interpreta la metafisica anche in chiave marina, con forti consonanze con le atmosfere panziniane.
Interessanti sono i ritratti di famiglia della pittrice Clelia, specialmente di Alfredo e di Matilde, la figlia minore, entrata in convento pochi anni dopo la morte del padre; Titì è l’ultima donna che veglia sulla memoria del padre: la sua figura in ombra, la sua presenza discreta, è rimasta negli album di ritagli con cui lei conservava i ricordi paterni, nelle lettere, e nelle scarpine di bambina esposte come segno affettuoso della sua presenza nella Casa Rossa.
Apertura Mostra: 14 giugno-08 settembre 2013
Orari di apertura: lunedì-sabato ore 20.30-22.30 (domenica chiuso)
Promossa dal Comune di Bellaria Igea Marina in collaborazione con l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna.
INFO
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