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La Riviera Romagnola non è conosciuta solo per il mare e la famosa costa bassa e sabbiosa, ma anche per il ricchissimo entroterra che regala al ciclista grandi soddisfazioni.
Pedalare nell’entroterra vuol dire poter scegliere, in ogni momento, il tipo di percorso più gradito, è sufficiente scegliere dove puntare la bici: verso il litorale piatto e comodo, verso la pianura, con le strade che tagliano una campagna fertile e ricca di colture, verso le colline, potette da antiche mura, rocche e borghi fortificati, che improvvisamente emergono dal piano e propongono salite dure ma brevi oppure verso la montagna vera e propria, dove l'aria e le salite sono davvero appenniniche.
Anche a Bellaria Igea Marina si svolge ogni anno una gara ciclistica importante, la Gran Fondo Cicloturistica Mareterra-Trofeo Ivan Pintabona, aperta a tutti gli amanti delle due ruote e parte del Circuito Gran Fondo Cicloturistiche Romagna Sprint.
ITINERARI CICLOTURISTICI
LA STRADA DELLE COLLINE DI ROMAGNA
Da Santarcangelo in poi il tracciato segue la pedecollinare, ovvero la strada del paesaggio che corre parallela alla Riviera di Rimini e permette di godere di vedute suggestive del mare, delle colline e dei borghi.
A livello ciclistico è un percorso di media difficoltà, con un buon tratto in pianura e ascese in alcuni momenti impegnative per le quali è consigliato un rapporto 35/25.
Le dolci colline riminesi
Da Bellaria Igea Marina si punta verso Santarcangelo di Romagna dove comincia la pedecollinare indicata dalla apposita segnaletica. Si seguono le indicazioni per Sant'Ermete, Ospedaletto e Cerasolo. Ci si immerge immediatamente in un paesaggio composto da dolci colline, campi coltivati, vigneti e uliveti, piccoli centri abitati. Un territorio dove le attività umane e la natura trovano ancora molti punti di equilibrio.
Al centro della Valconca
Dopo Coriano, nel cui territorio è stato attrezzato un bel parco fluviale, ci si immette decisamente nella Valconca. Si toccano San Clemente, nota per l'ottima qualità del Sangiovese, e Morciano, da sempre il capoluogo commerciale della valle, e poi si punta verso Saludecio, dove palazzi raffinati e casupole di borgo hanno creato uno stile nobile e popolare al tempo stesso, rimasto intatto fino ad oggi.
Nel crinale fra Romagna e Marche
Da Saludecio si imbocca la strada per Mondaino, borgo fortificato della Signoria dei Malatesta, che conserva una potente Rocca e una singolarissima piazza circolare. Si prosegue per Montegridolfo, un borgo medievale rimesso a nuovo posto a guardia del crinale che divide la valle del Conca, sul versante romagnolo, dalle valle del Foglia, sul versante marchigiano, a Montegridolfo termina la pedecollinare. Da qui si seguono, nell'ordine, le direzioni per Tavullia, Gradara, Gabicce e Cattolica. L'ultimo tratto del percorso è pianeggiante: si segue la Statale 16 fino a Bellaria, attraversando i Comuni di Misano, Riccione e Rimini.
VALMARECCHIA E LA SIGNORIA DEI MALATESTA
Si pedala nella parte nord della provincia di Rimini, lungo un tracciato impegnativo, ma quasi mai estremo. Le salite sono per la maggior parte brevi, ma in qualche punto la pendenza diventa tiranna.
In quei tratti un "26" consentirà di mantenere un ritmo decente e di evitare ai muscoli la punizione dell'acido lattico.
Prima tappa Santarcangelo e inizia la danza dei saliscendi
Da Rimini si prende per Santa Giustina e comincia la danza dei saliscendi. Primo obiettivo: Santarcangelo. Il borgo, dominato dalla rocca malatestiana del XV secolo, nasconde nel sottosuolo una intricata rete di grotte scavate nel tufo.
Per Torriana, salita strappacuore
Quindici chilometri, più che altro in salita, dividono Santarcangelo da Torriana, abbarbicata su uno sperone di roccia, da cui è nitidissima la panoramica sulla costa adriatica. Nell'ultima parte dell'ascesa a Torriana c'è un tratto strappacuore: ben due chilometri con una pendenza del 18%.
Siamo ai livelli dei 'muri' delle Fiandre. Un punto in cui è possibile testare condizione fisica e devozione per la bicicletta.
Verso l'Antica Repubblica
Si prosegue pedalando nella Valle del Marecchia, il fiume che va a sfociare a Rimini. Da Torriana a Verucchio i chilometri sono una quindicina, di cui quattro, in sensibile ascesa. La parte finale del percorso prevede ancora salite nel territorio di San Marino, l'antica repubblica, e poi una lunga e frastagliata calata verso Rimini.
NOVE COLLI
La Nove Colli, mito del movimento cicloturistico, è una Gran Fondo che rappresenta da anni un appuntamento imperdibile per migliaia di ciclisti italiani ed europei. Ma a prescindere dalla vera e propria manifestazione, il suo tracciato è lì, tutto da provare, magari anche in versione non integrale, per chi non se la sente di affrontare tutti di un fiato i 205 chilometri e le 9 asperità.
Polenta, primo strappo duro
Dopo la partenza da Cesenatico, si viaggia senza problemi fino a Cesena, e poi a Forlimpopoli, da dove si comincia a salire per Bertinoro, prima erta dell'itinerario, dopo 30 chilometri. Il punto più duro, in realtà, è dopo Bertinoro nello strappo verso Polenta, con punte fino al 15%. Dopo la discesa per Fratta Terme c'è un bel tratto riposante, attraverso Meldola e Pian di Spino; così lungo sarà anche l'ultimo. Si ricomincia a salire dopo una sessantina di chilometri di percorso, la meta è Pieve di Rivoschio. All'inizio la pendenza è piuttosto dolce e pedalabile, poi inasprisce. C'è anche un benevolo tratto in discesa, che prepara a un ultimo chilometro particolarmente cattivo. A Pieve di Rivoschio i chilometri percorsi sono 64.
Il Barbotto incute rispetto
Si ricomincia a scendere verso San Romano e bisogna stare attenti perché la discesa è abbastanza insidiosa. In direzione Mercato Saraceno troviamo il terzo colle. Quello della Ciola. La pendenza è costante e, se si trova il ritmo giusto, si va su senza pene tremende.
Incombe il Barbotto, e non c'è molto da scherzare, perché è un'ascesa di soli sei chilometri, ma nell'ultimo tratto la pendenza si impenna al 18%. Fra quelle della Nove Colli, il Barbotto è la vetta più ricca di tradizione ciclistica: misurarsi con i suoi tornanti è quasi un dovere per i ciclisti del posto.
Il sesto colle è Montetiffi che arriva dopo un tratto in cui la strada concede qualche pausa e un piacevole incontro: Sogliano.
A Pugliano si sfiorano gli 800 metri
L'ultimo tratto di Montetiffi è piuttosto indigesto, sebbene non duri tantissimo; ma breve è anche la discesa, solo un paio di chilometri, perché subito, con continui strappi, ci si avvicina ai 655 metri di Perticara. Valicato il colle, la discesa è robusta fino a Ponte Baffoni, dove i chilometri percorsi sono 135. Il settimo colle, Pugliano, è con i suoi 787 metri, la vetta più alta del circuito. La si attacca con la dura salita del Maiolo (fino al 17%), poi la pendenza si fa meno perfida e si arriva al paese.
Gorolo, ultima offesa ai muscoli
Mancano solo due colli al termine dell'impresa e l'ottavo, il Passo Siepi, non è dei più faticosi, un po' per le pendenze non estreme, un po' perché preceduto dalla bella discesa che da Pugliano arriva a San Leo. Ma a questo punto, con 160 chilometri e otto ascese nelle gambe, anche un cavalcavia sembra di troppo. L'ultimo colle, quello di Gorolo, sembra terribile e, con il suo primo tratto al 13% e le ultime impennate al 17%, rappresenta davvero un impegno di tutto rispetto. Qualunque sia il più piccolo rapporto montato, sembra insopportabile, ma è l'ultimo sforzo, perché giunti a Gorolo, si plana verso la pianura e verso il mare. Passano Borghi e Savignano, passa il Rubicone e ormai la strada è piatta verso Cesenatico.
C'è poco da dire, questi 200 chilometri così ben congegnati rappresentano per i cicloturisti una delle sfide più appassionanti. Quanto ai rapporti, è consigliabile montare un 39x28, ma qualcuno opta addirittura per un 30x28.